Sono decine, ogni settimana, le telefonate che arrivano al Numero Verde di AVIS Nazionale da persone che sono in cerca di sangue per i loro parenti, ricoverati in ospedale e in attesa di delicati interventi chirurgici.
Si tratta soprattutto di figli o nipoti preoccupati per le sorti dell'anziana mamma o nonna, ma in molti casi anche di mariti o mogli di giovani coniugi. Ci chiamano perché il personale degli ospedali, dove sono ricoverati i loro congiunti o amici, chiedono loro di reperire sangue ed emocomponenti per il parente ricoverato. Altrimenti, spiegano, l'intervento non si potrà fare.
Senza peraltro tener conto della compatibilità per il gruppo sanguigno tra ammalato e possibile donatore.
Ci chiamano in buona fede, non sapendo che in Italia esiste una normativa in materia trasfusionale chiara e precisa, che dovrebbe invece essere conosciuta dagli operatori, che prevede come unica forma di donazione quella anonima, volontaria, periodica e gratuita.
di Cinzia Vastarella (latina Oggi del 18 settembre 2010)
Il corretto comportamento dei sanitari prevede che il personale ospedaliero si rivolga al centro di raccolta sangue più vicino, specificando, tramite fax o telefono, quante unità di sangue occorrono e di quale gruppo sanguigno.
«Tutto ciò è altamente scorretto – denunciano i responsabili dell’AVIS di San Felice Circeo – perché si approfitta dello stato di ansia e di apprensione dei parenti del paziente, sottoponendoli quasi ad una sorta di ricatto psicologico». Per info i cittadini possono rivolgersi al presidente Francesco De Prosperi, al numero 368 3622294.